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di Nino Ciravegna

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18 dicembre 2009

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Ma i grandi gruppi non hanno al loro interno l'ufficio brevetti? «Con un patent pool il costruttore ha bisogno di una sola licenza invece di dover rincorrere centinaia di autorizzazioni. E paga a un solo ufficio, che poi provvederà a ripartire le varie quote. Inoltre molti produttori non vogliono dare dati sensibili ai concorrenti, preferendo un soggetto indipendente. E poi ci vuole capacità per verificare il rispetto dei brevetti».
Larga parte dei test vengono effettuati nei seminterrati della sede di None: ogni modello di televisore, o computer multimediale, che arriva sul mercato viene sottoposto a severi esami, compreso l'invio di segnali video di una finta stazione televisiva, per verificare se hanno sistemi coperti dai brevetti di clienti Sisvel. O brevetti della stessa Sisvel: per esempio l'on screen display, che permette di vedere sullo schermo la regolazione del volume o il sistema del teletext, da cui è nato il Televideo.
Tecnologie messe a punto negli anni 80 quando un gruppo di dirigenti della Indesit si mette in proprio fondando la Società italiana sviluppo elettronica. I dirigenti fanno il grande salto imprenditoriale, nel 1982, quando la Indesit della famiglia Merloni (una curiosità: il fondatore delle attività, il marchigiano Aristide Merloni, ha debuttato a Pinerolo come disegnatore di bilance) decide di uscire dagli elettrodomestici "bruni", lasciando a None solo la produzione delle lavastoviglie a incasso.
I manager rilevano i brevetti relativi alle televisioni. Un affare, visto che secondo una stima del fondatore Sisvel, Roberto Dini, ingegnere, hanno fruttato più di cento milioni in questi 27 anni di attività. Dallo sviluppo dei brevetti alla difesa della proprietà intellettuale il passo è breve e Sisvel è diventato un gruppo che nel 2008 ha realizzato un fatturato di 121 milioni e quest'anno sarà in sensibile crescita, con oltre 80 dipendenti sparsi tra None e le filiali estere. Con un'attività di ricerca che prosegue: a Las Vegas, per esempio, sarà presentata una televisione in 3D con un sistema sviluppato dall'azienda romana 3DSwitch con il contributo di Sisvel. Una genialata nel classico stile italiano per mettere d'accordo tutti. Al momento ogni produttore, in mancanza di uno standard tecnologico internazionale, va avanti per conto suo con schermi particolari e occhiali diversi (ce ne sono anche a batteria): il sistema Sisvel-3DSwitch riconosce il televisore e adatta automaticamente tutte le funzioni dell'apparecchio, senza costringere gli utenti a macchinose interpretazioni dei libretti di istruzione.
L'ennesima dimostrazione che le imprese italiane, ai margini delle grandi ricerche che richiedono immensi fondi, riescono comunque a trovare spazi nelle nuove tecnologie. Con grande creatività e fantasia.

18 dicembre 2009
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